Bruxelles, urla "Allahu Akbar" e uccide un poliziotto
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Direttore: Alessandro Plateroti

Bruxelles, urla “Allahu Akbar” e uccide un poliziotto

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Un poliziotto viene ferito e l’altro perde la vita in seguito ad un accoltellamento avvenuto a Bruxelles da parte di un uomo.

Avviene a Bruxelles l’aggressione da parte di un uomo, subito dopo essersi recato alla questura per chiedere supporto psicologico. In alcuni casi, questa è una tattica utilizzata da aggressori e serial killer, per poter ricevere uno sconto della pena per infermità mentale. Intanto la squadra di polizia di Evere si stringe nel cordoglio per la morte di un poliziotto vittima dell’accoltellamento.

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A Bruxelles giovedì 10 novembre un poliziotto è rimasto ferito da un accoltellamento mentre un suo collega ha perso la vita. Sarebbe accaduto dopo che l’aggressore ha urlato “Allahu akbar”, frase araba che significa “Dio è grande”. Ma la questione irrisolta riguarda il fatto che, prima che avvenisse l’attacco, l’uomo si era recato proprio dalla polizia chiedendo un supporto psicologico. Si è trattato di un gesto folle o la tattica voleva prevenire una riduzione della pena?

Chi è l’aggressore?

L’uomo è stato identificato in Yassine M., 32enne belga incarcerato per reati comuni tra il 2013 e il 2019, presente come “estremista potenzialmente violento” nella banca dati della polizia. Dopo l’accoltellamento, una pattuglia l’ha neutralizzato e colpito da alcuni colpi d’arma da fuoco, ed è stato arrestato con l’accusa di omicidio e tentato omicidio in un contesto terroristico.

Durante la mattina della stessa giornata, Yassine è entrato nella stazione di polizia di Evere, parlando di odio verso la polizia e chiedendo supporto psicologico. Tuttavia il magistrato ha deciso che per l’uomo sarebbe bastato un esame psicologico in ospedale. Quando la polizia ha ricontattato l’ospedale per avere notizie del paziente appena ricoverato, è risultata la sua scomparsa dal luogo. Le dimaniche sul rilascio dell’aggressore sono ancora da chiarire.

Le ipotesi

Il gesto dell’uomo di recarsi alla questura chidendo un supporto psicologico, poco prima dell’accoltellamente, potrebbe essere stata una tattica per ricevere una riduzione di pena. Questa tecnica viene chiamata Taqiya: l’arte della dissimulazione. L’appellarsi ai problemi psichiatrici è stata la strategia scelta dagli avvocati degli attentatori che, nel 2016, nella capitale belga, uccisero 35 persone.

Il primo ministro Alexander De Croo ha reso omaggio su Twitter all’agente di polizia ucciso e a un’intera professione “che rischia la vita ogni giorno per garantire la sicurezza dei nostri cittadini”. La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha espresso la sua disapprovazione dichiarando che “la polizia belga ha lavorato così a stretto contatto con il Parlamento europeo nel corso degli anni che questo è un fatto personale per noi”.

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ultimo aggiornamento: 11 Novembre 2022 15:49

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